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Ipocondria

L’ipocondria è classificata nel DSM-5 all’interno dei disturbi da sintomi somatici, con il nome di disturbo da ansia di malattia. Per essere effettuata diagnosi di ipocondria è necessario che una persona presenti un’eccessiva preoccupazione legata alla paura di poter contrarre una malattia o alla convinzione di soffrire di una grave malattia, da almeno sei mesi.

Chi soffre di ipocondria mostra un’errata interpretazione di segni e sintomi fisici che vengono identificati come indicatori di una grave patologia. Ci si rivolge ripetutamente a specialisti medici per escludere la presenza di condizioni fisiche patologiche, ma le rassicurazioni mediche riducono il disagio solo momentaneamente ed il disturbo continua a presentarsi e cronicizzarsi. Il dispendio di energie e di tempo spesi rimuginando sulla propria condizione porta a compromettere il funzionamento lavorativo, familiare e sociale della persona.

Per effettuare diagnosi è necessaria la presenza di uno o più sintomi somatici che procurano disagio o portano ad alterazioni significative della vita quotidiana. Inoltre, è necessaria la presenza di pensieri, sentimenti o comportamenti eccessivi correlati a sintomi somatici o associati a preoccupazioni relative alla salute, come indicato da almeno uno dei seguenti criteri:

1. Pensieri sproporzionati e persistenti circa la gravità dei propri sintomi

2. Livello costantemente elevato di ansia per la salute o per i sintomi

3. Tempo ed energie eccessivi dedicati a questi sintomi o a preoccupazioni riguardanti la salute


La psicoterapia cognitivo comportamentale si è dimostrata essere l’approccio più efficace per questa tipologia di disturbo. Attraverso un approccio congiunto fra terapeuta e paziente, quest’ultimo apprende modalità di pensare e di agire più funzionali. Dopo una prima fase di individuazione degli aspetti cognitivi disfunzionali (i pensieri e le idee che portano a sviluppare l’ansia), questi vengono analizzate e messe in discussione al fine di portare ad una modalità di pensiero più funzionale.

La seconda fase della terapia è volta ad acquisire una maggior consapevolezza e tolleranza degli eventi temuti, attraverso il confronto graduale con la situazione temuta. Questa esposizione prolungata, all’interno di una nuova cornice di pensiero, porterà via via a sperimentare sempre meno ansia e a migliorare la qualità della vita.

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