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La paura dell’ignoto, definita anche “intolleranza all’incertezza”, rappresenta un importante fattore nello sviluppo dei disturbi d’ansia. Tale credenza porta ad avere una visione catastrofica degli eventi futuri, incidendo negativamente sul benessere psicologico dell’individuo.

L’intolleranza all’incertezza è una caratteristica peculiare dei disturbi d’ansia ed è caratterizzata da un’eccessiva preoccupazione per ciò che è imprevedibile e incontrollabile. Riguarda una serie di convinzioni negative implica la tendenza a reagire negativamente a livello emozionale, cognitivo e comportamentale a situazioni ed eventi futuri e incerti.

L’intolleranza all’incertezza costituisce un costrutto centrale in riferimento ai disturbi d’ansia, essendo strettamente legata all’idea di andare incontro ad un pericolo, che spesso sfocia in rimuginio. In particolare, la relazione tra questi processi mentali avviene in quest’ordine: intolleranza dell’incertezza, rimuginio e stato ansioso.

Questo succede perché le persone con elevata intolleranza all’incertezza tendono a:

  • Sovrastimare la probabilità che eventi inaspettati, negativi e minacciosi possano accadere;
  • Interpretare le informazioni ambigue come fonte di minaccia;
  • Percepire di non possedere abilità adeguate a fronteggiare situazioni improvvise e negative;
  • Ritenere che gli eventi incerti debbano essere evitati indipendentemente dalla reale possibilità che possano verificarsi.

Strategie disfunzionali di gestione dell’incertezza

Una delle condotte maggiormente messe in atto per gestire le preoccupazioni future è quella dell’evitare di entrare in contatto con informazioni e stimoli minacciosi in grado di innescare emozioni negative. Tale condotta, sebbene abbia un immediato effetto positivo dato dal sollevare il soggetto dallo stimolo ansioso, nel lungo termine tende a diventare un fattore di mantenimento dell’ansia stessa. Evitando, infatti, il soggetto non è in grado di affrontare da un punto di vista emotivo la situazione temuta e di verificare che (nella stragrande maggioranza dei casi) l’evento temuto non si verifica affatto.

Oltre all’evitamento, esistono altre strategie disfunzionali che le persone mettono in atto. Esse sono:

  • Iper-coinvolgimento: caratterizzato da comportamenti volti ad aumentare la certezza, come ad esempio la ricerca eccessiva d’informazioni o il continuare a pensare a possibili esiti nefasti futuri e relative azioni da mettere in pratica.
  • Disimpegno: implica la messa in atto di comportamenti finalizzati a evitare future situazioni incerte, come ad esempio distrarsi impegnandosi completamente nello svolgimento di altre attività.
  • Impulsività: agire senza pensare alle conseguenze delle proprie azioni, con l’obiettivo di eliminare immediatamente l’incertezza.
  • Esitazione: causata dalla difficoltà di scelta tra le strategie precedenti e che porta a non agire.
  • Oscillazione: continuo e repentino cambiamento di strategia, per cui la persona oscilla tra la ricerca della certezza e l’evitamento dell’incertezza.

Va tuttavia ricordato che ciascuna di queste strategie, di per sé, non è disfunzionale, ma lo diventa nel momento in cui viene attuata in modo rigido e stereotipato, divenendo un potenziale fattore di rischio per lo sviluppo di disagio psicologico.

Incertezza, distress psicologico e COVID-19

L’attuale emergenza sanitaria data dal COVID-19 sta innegabilmente favorendo il consolidarsi di uno stato di incertezza pervasiva e duratura. Ciò è dato da diversi aspetti, quali la natura imprevedibile della malattia, la comprensione limitata che ne abbiamo da un pinto di vista scientifico e sanitario, la scarsa conoscenza dell’efficacia di possibili cure, e la scarsa conoscenza di quelle che saranno le ripercussioni di questa epidemia.

In questa situazione specifica, le persone stanno mettendo in atto prevalentemente tre tipologie di risposte potenzialmente maladattive prevalenti: iper-coinvolgimento, disimpegno e impulsività.

L’iper-coinvolgimento porta le persone all’eccessiva ricerca di informazioni sull’evoluzione ed espansione del COVID-19 attuata, ad esempio, mediante il costante monitoraggio di pagine internet e social media e la continua visione di telegiornali e trasmissioni televisive sull’argomento. In questa maniera la persona si illude di avere un controllo sulla situazione, attraverso una costante “abbuffata” di informazioni. Le principali conseguenze negative di questo approccio risiedono nell’aumentare il senso di incertezza e nel possibile instaurarsi di credenze catastrofiche (ad es., “tutto andrà nel peggior modo possibile”).

Disimpegno e impulsività sono modalità volte, rispettivamente, a evitare l’incertezza o a eliminarla in maniera immediata. Il disimpegno riguarda l’evitare attivamente tutto ciò che faccia pensare al COVID-19 mentre l’impulsività riguarda l’attuazione di condotte contrarie alle norme previste dal lockdown o all’agire in maniera istintiva, quale ad esempio correre al supermercato e fare incetta di beni.

Questi comportamenti minimizzano il rischio di provare disagio legato all’incertezza, ma portano ad aumentare il rischio di provare emozioni negative nel momento in cui qualcosa andasse storto.

Come gestire l’incertezza di questo periodo?

Uno degli aspetti fondamentali consiste nella modificazione cognitiva della credenza “ciò che è incerto è pericoloso”, attraverso la constatazione che l’incerto non significa necessariamente esito negativo.

A tal proposito è fondamentaleaiutare le persone a comprendere l’importanza di imparare a tollerare l’incertezza: cercare di controllare la situazione, infatti, costituisce una strategia altamente inefficace per la gestione delle emozioni negative. Tollerare l’incertezza significa acquisire una posizione intermedia tra l’iper-coinvolgimento e il disimpegno. Alcuni esempi pratici sono quelli di limitare l’accesso alle informazioni (ad esempio una o due volte al giorno) e consultare esclusivamente fonti di informazione ufficiali e affidabili (es. Ministero della Salute, Protezione Civile). Ciò consente di rimanere aggiornati sulla situazione senza eccedere nella ricerca di informazioni pur non sconfinando nell’evitamento.

Un’altra strategia utile è quella di pianificare alcuni momenti nel corso della giornata da dedicare alla pratica di attività piacevoli (es. ascoltare musica o leggere) in modo da distrarsi dalla spiacevolezza della situazione.

Se le strategie mostrato non risultano efficaci, probabilmente è il caso di contattare uno psicoterapeuta per approfondire la situazione e capire quali sono gli aspetti su cui lavorare per poter gestire al meglio la situazione che stiamo vivendo.