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Agosto è per antonomasia il mese delle ferie e dei viaggi. Tuttavia se siete fra coloro che non si accontentano, non riescono a stare fermi e sentite l’irrefrenabile desiderio di esplorare il mondo, di vedere luoghi nuovi e di conoscere nuove culture, potreste essere affetti dalla sindrome di wanderlust, anche conosciuta come la malattia del viaggiatore.

Il termine wanderlust è di origini tedesche e deriva dall’unione di due parole: “wandern” e “lust”, ovvero “camminata” e “desiderio” e significa letteralmente “desiderio di vagabondare”. Tuttavia, non si tratta di un semplice desiderio, bensì identifica l’impulso a viaggiare e a non stare mai fermi in un solo posto. Per alcuni è una fissazione, un’ossessione o magari anche la valvola di sfogo per alleviare insoddisfazioni personali. I wanderluster si riconoscono al volo e ci sono dei segnali inequivocabili per comprendere se si è affetti da questa sindrome.

La “malattia” del viaggiatore

Generalmente non si tratta di una malattia, in quanto categorizza una condizione generale, tuttavia nei casi più estremi, porta ad un forte senso di frustrazione e malessere, nel momento in cui si è impossibilitati a viaggiare. Chi ne soffre sta male fisicamente e psicologicamente quando non può viaggiare. Per questo motivo il wanderlust è anche chiamato il “mal di casa”, ovvero il vivere una  sofferenza emotiva quando si è costretti a stare a casa con la consapevolezza che là fuori c’è un mondo intero da scoprire.

Alla base di questa sindrome ci sarebbe una forte componente biologica, in quanto della voglia di viaggiare sarebbe responsabile un gene specifico: una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Evolution and Human Behaviour ha rivelato che il recettore della dopamina D4 sarebbe il responsabile dell’amore per il viaggio e l’avventura e che questo gene sarebbe presente solo nel 20% della popolazione mondiale.

Ulteriori studi al riguardo hanno poi dimostrato che la maggior parte delle persone affette da questa sindrome sono geograficamente collocate in aree del mondo in cui storicamente i viaggi sono sempre stati incoraggiati, come per esempio l’Africa, da cui già milioni di anni fa migrarono i primi uomini.

Come riconoscere la sindrome di wanderlust?

Uno dei primi indizi è che gli individui “wanderluster” non riescono a star fermi in un solo luogo per lunghi periodi, non amano la vita routinaria e vogliono sempre essere in movimento. Non c’è un motivo ben preciso ma si è felici e soddisfatti solo se si viaggia, altrimenti le giornate sembrano tutte uguali e noiose. Inoltre, non ci si riesce a godere appieno il presente perché si ha sempre in mente quel viaggio straordinario che ci ha fatto sentire vivi, e al ritorno da un viaggio, si senta già il bisogno irrefrenabile di ripartire verso nuove avventure.

Di seguito vi propongo sei segnali per capire se anche voi soffri della sindrome di wanderlust:



1.         Sei sempre alla ricerca di offerte di voli e viaggi per partire il prima possibile;

2. Sogni subito di ripartire dopo essere appena rientrato da un viaggio;

3.         Non sei mai felice in una sola città e vuoi sempre visitarne una nuova;

4.         Sogni ad occhi aperti nuove avventure, viaggi in treno, aeroporti di tutto il mondo;

5.         Ti senti più a tuo agio in un paese che non conosci;

6.         Sei attratto dal tabellone delle partenze di stazioni e aeroporti.

Se hai questi “sintomi”, sei affetto anche tu dalla sindrome di wanderlust e molto probabilmente hai forte spirito di avventura, una buona propensione ad affrontare rischi e relazioni nuove, a partire in solitaria.

La cura? Ce n’è solo una: viaggiare il più possibile. Non necessariamente viaggi lunghi e costosi, anche brevi avventure lunghe un weekend, per staccare dalla normalità e conoscere ogni volta un pezzo di Italia (o mondo) nuovo.